Su Coidroxu

Su Coidroxu

E’ il luogo deputato alla preparazione e alla cottura del cibo.

E’ un inno alla cultura del cibo: un ritorno al piacere del suo consumo, meglio se in buona compagnia, assaporando e riscoprendo gusti e profumi spesso dimenticati.

Intorno alla struttura  base   (forno – forreddus – spazio per cottura alla brace) (m 11 x 12 h. m 3), su coidroxu coniuga arte e funzionalità e nei quattro tavoli imbanditi l’artista ha voluto riproporre i piatti della nostra tradizione per rimarcare il valore culturale del cibo.

L’opera è stata inaugurata il 14 giugno 2009.

La cultura del cibo ha radici lontane e si manifesta nel passaggio da una economia basata sulla raccolta dei frutti spontanei e sulla caccia, a una economia più complessa, in cui l’uomo comincia ad allevare gli animali a coltivare e produrre quanto necessario a garantire il proprio sostentamento.

La terra non è più e soltanto dispensatrice di frutti spontanei ma viene in qualche modo “violata”; dissodata, lavorata, coltivata, per produrre quanto necessario alla collettività.

Il fuoco assume una funzione determinante nel passaggio dal consumo del cibo, così come fornito dall’ambiente, a un cibo modificato dall’intervento dell’uomo. Il cibo è garanzia di sopravvivenza per intere società e possederne o meno è ciò che determina la sostanziale differenza tra le società ricche e opulente e quelle, per contro, dove la morte per fame e denutrizione non fa quasi notizia. La condivisione del cibo mette in contatto con gli altri, permette di riconoscersi come appartenenti ad una stessa comunità, serve a rafforzare l’identità di gruppo.

Attraverso il cibo è possibile avvicinare e conoscere altre culture ed etnie; la globalizzazione ha portato man mano ad abbandonare, seppure in parte, la cucina tradizionale per abbracciarne un’altra fatta di cibi pronti, da consumare velocemente perché i ritmi frenetici della vita moderna non permettono di dedicare alla preparazione e consumo del cibo tutto il tempo necessario.

In un tempo in cui la cultura dei McDonald’s ha imposto la sua filosofia tra le nuove generazioni con cibo in porzioni individuali impacchettate e dal gusto identico da consumare velocemente, è quanto mai utile soffermarsi sul valore del cibo, al quale dobbiamo grande rispetto. Sempre più spesso sentiamo parlare di fast food o pasto veloce a cui si contrappone lo slow food con un ritorno al piacere di assaporare i cibi ricercandone gusto e profumo.

L’artista Gianni Argiolas, all’interno del parco di Isca sa folla, ha dedicato, al tema del cibo, un sito artistico, chiamandolo su coidroxu; è il luogo deputato alla cottura e alla preparazione dello stesso ma sarebbe meglio definirlo “un inno al cibo” e al piacere del suo consumo, meglio se in buona compagnia.

Il nome è stato scelto per rimarcare la sardità del luogo; il termine barbecue, comunemente usato laddove si cucina alla brace, sarebbe stato riduttivo e per niente rispondente a quanto il maestro andava realizzando. Su coidroxu è uno spazio senza tempo dove l’artista ha voluto rappresentare le varie possibilità di preparazione e cottura del cibo passando da quella alla brace al forno o ai fornelli. Uno spazio in cui l’arte riesce a coniugare perfettamente la funzionalità: è possibile infatti arrostire, cuocere al forno o utilizzare i fornelli in una struttura muraria sormontata da un frontone dove l’artista ha modellato la testa di un muflone, un bue e un maiale, sulla scia dei vecchi mattatoi di fine ottocento. La struttura risulta essere una composizione architettonica dipinta lungi dal voler riproporre imitazioni del tempo passato.

Attorno quattro tavoli imbanditi: tre dei quali sono una sintesi delle diverse possibilità di preparazione dei cibi (arrosti, cottura al forno o in tegame, spaziando dalla carne, al pesce, al pane, ai dolci e alle verdure) e uno è dedicato al vino, bevanda principe e legata, immancabilmente al buon mangiare.

Il primo tavolo è dedicato alla preparazione del pane della pasta e dei dolci. Una figura femminile impasta mentre, già pronti, troviamo alcuni tipi di pane, (coccoi, rosette, sfilatini) un pane saba, un contenitore colmo di culixionis, un tegame con lo spezzatino e un piatto con una grossa aragosta.

Nel secondo l’artista ha realizzato la figura di un bevitore che solleva in alto un bicchiere per un brindisi invitante, con un braccio è poggiato ad una botticella; sul tavolo un fiasco e bottiglie, in terra su barrili.

Nel tavolo dedicato all’arrosto la figura maschile, esperto conoscitore di carni, sostiene uno spiedo dove è stato infilzato un porchetto. Solo a lui Argiolas ha voluto dare un volto noto; ha infatti le fattezze del padre Peppino.

Una cordula d’agnello, uno spiedo di anguille e un cartoccio da cui ne fuoriescono delle altre, un pollo, una graticola di pesce, tutti alimenti che nella tradizione sarda sono quasi esclusivamente preparati arrosto imbandiscono il tavolo, mentre la scultura di una figura femminile è intenta a preparare una grigliata di pesce. Nell’ultimo tavolo ancora una figura femminile, questa volta intenta ad affettare, su un tagliere, la pancetta, da utilizzare come condimento.

Troviamo infine una grande varietà di verdure (peperoni, melanzane, zucchine) e su un basso tavolo una grigliata di funghi e ancora formaggio, erbe aromatiche, contenitori di spezie, olio, sale e tutto quanto può servire ad insaporire i cibi.

Da un lato la scultura di un enorme ceppo, quasi una base robusta, come quelle usate anticamente nelle macellerie per tagliare la carne. Lateralmente, poggiato alla struttura de su coidroxu, metà porchettone infilzato in un grosso spiedo e la parte terminale di una botte da cui spillare binu de siccu.

Il sito occupa uno spazio di 130 mq e le opere, così come le altre presenti nel parco, sono state modellate e scolpite singolarmente e dipinte, queste ultime, di una calda tonalità ocra, con vari passaggi cromatici, per favorire una perfetta integrazione con l’ambiente circostante.
Ai visitatori vogliamo rivolgere l’invito a fermarsi, osservare, capire e trasmettere, soprattutto ai più giovani, il valore culturale del cibo, a difendere l’unicità della nostra cucina, a ritrovare il gusto dello stare insieme davanti ai piatti della nostra tradizione.